L'energia che fa muovere le macine è ottenuta con la sola forza dell'acqua che scivola nel condotto in legno sovrastante le ruote idrauliche e le fa girare.
L'energia prodotta fa sì che le macine in pietra all'interno del mulino si azionino e inizino a macinare i semi, fino a tramutarli in farina.
I semi vengono introdotti nella struttura da grandi contenitori in legno, chiamati tramogge, che li fanno scivolare nel piccolo spazio esistente fra le pesanti pietre della macina, poste l'una sull'altra. Lo spazio millimetrico che c'è fra le due fa sì che il seme non venga assolutamente spaccato o schiacciato, come avviene nella lavorazione industriale, ma soltanto privato del primo strato; in questo modo la farina ottenuta mantiene intatte tutte le caratteristiche nutrizionali del cereale.
Dopo alcuni cicli di lavorazione la superficie della pietra deve essere ravvivata per far sì che la macinatura sia sempre perfetta. Per questo il mugnaio, munendosi di un martello e di molta pazienza, effettua una procedura chiamata martellatura o rabbigliatura della pietra, che consiste nel praticare sulla sua superficie delle righe a distanza di circa 2/3 millimetri l'una dall'altra.
Come è facile intuire, è un lavoro lungo e faticoso, ma necessario per mantenere la struttura perfettamente funzionante.